I partecipanti al Workshop di Gilgit

Le grandi montagne della Terra si preparano per la COP26

Se ne è parlato con un workshop in Pakistan, organizzato dalla Karakorum International University e dalle associazioni italiane EvK2CNR ed EvK2Minoprio

Con il workshop tenutosi mercoledì 25 agosto, presso il Musharraf Auditorium di Gilgit, in Pakistan, la comunità scientifica e i responsabili delle politiche di sviluppo delle aree montane del Gilgit-Baltistan hanno cominciato il percorso di avvicinamento alla COP26, la Conferenza mondiale sul clima in programma a Glasgow dall’1 al 12 novembre.

Il Gilgit-Baltistan è un’area montuosa nel nord del Pakistan, che ha al suo vertice il K2 e che comprende la catena del Karakorum, dell’Himalaya e a ovest, ai confini con l’Afghanistan dell’Hindu Kush, uno degli ecosistemi più importanti del Pianeta per le sue influenze sulla circolazione atmosferica e per i suoi immensi ghiacciai, riserva di acqua dolce alla quale attingono milioni di persone.

L’incontro è stato organizzato dalla Karakorum International University, dalla Baltistan University e dalle associazioni EvK2CNR-Pk ed EvK2Minoprio, che da anni operano in questa regione portando avanti importanti programmi di ricerca scientifica e cooperazione allo sviluppo sostenibile. L’obiettivo della conferenza è stato quello di condividere e formulare delle raccomandazioni per questi territori e popolazioni che verranno portate al tavolo di discussione dell’imminente COP26.

Intervenendo al workshop Fateh Ullah Khan, ministro per la pianificazione e l’informazione del Gilgit Baltistan, ha sottolineato l’apprezzamento del governo federale pakistano per il ruolo che l’Italia svolge nell’ambito della conservazione della natura in Pakistan, in particolare nel Gilgit Baltistan, attraverso diversi progetti di sviluppo e ambientali. Il ministro ha inoltre ringraziato EvK2 per l’ottimo lavoro di collegamento tra il Gilgit Baltistan e il governo e il popolo italiano, contribuendo enormemente al miglioramento dell’ambiente e dei mezzi di sussistenza nella regione ribadendo che: “Il Governo Federale e quello del Gilgit Baltistan stanno prendendo molto seriamente le questioni e le sfide connesse all’ambiente, per far diventare il Gilgit Baltistan una regione green”.

Già il 38% del Gilgit Baltistan è Parco Nazionale o area naturale protetta e la volontà è quella di arrivare al 100% con l’attuazione del progetto GBMountainVision 20/30.

Anche l’Ambasciatore italiano Andreas Ferrarese ha espresso il suo apprezzamento e ha inoltre riaffermato con forza il sostegno del governo italiano al Pakistan e in particolare all’area del Gilgit Baltistan, confermando che l’Italia sostiene il progetto Glacier and Students (in avvio in queste settimane), che prevede la realizzazione del catasto degli oltre 5000 ghiacciai del Pakistan, la riattivazione di un sistema di stazioni di monitoraggio ambientale, oltre che una piattaforma digitale per la raccolta dei dati, insieme alle università, alle ragazze e ai ragazzi che le frequentano.

Maurizio Gallo, presidente di EvK2Minoprio, ente che ha raccolto il testimone di EvK2CNR, associazione fondata oltre 30 anni fa da Ardito Desio, ha sottolineato l’importanza della presenza italiana in Gilgit Baltistan negli ultimi due decenni: “La passione per le montagne e la protezione della natura e l’ambiente, non solo a livello locale ma globale, sono un formidabile terreno di collaborazione e dialogo, il fare insieme è poi garanzia di credibilità e amicizia”.

L’intervento di Ashiq Ahmad Khan, membro del board montagne della IUCN (International Union for Conservation of Nature) e responsabile scientifico di EvK2CNR-PK, si è focalizzato sulla salvaguardia dell’ecosistema montano e sulle sfide associate e le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici, sottolineando come le comunità locali, le istituzioni e la società civile in generale devono essere più consapevoli dell’importanza del patrimonio naturale della regione.

Qualche considerazione in queste giornate è stata fatta anche riguardo la situazione dell’Afghanistan, che non mancherà di influire anche sul Pakistan e sui territori confinanti, e alla necessità di poter contribuire a mitigare gli effetti.

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